Una dipendenza può essere caratterizzata da una serie di tratti distintivi quali:
- coinvolgimento continuo in una specifica attività o comportamento, nonostante le sue conseguenze negative;
- perdita di controllo nel riuscire a diminuire o a non mettere in atto il comportamento problematico;
- messa in atto compulsiva del comportamento;
- stato di agitazione o malessere (craving) nel momento in cui non si riesce ad agire il comportamento problematico;
- sensazione di benessere durante la messa in atto.
Negli ultimi decenni si è assistito a un’evoluzione del concetto di dipendenza: se prima, con questo termine, si faceva riferimento prevalentemente a un disturbo legato all’abuso di alcol o sostanze, con il passare degli anni, le esperienze che possono essere al centro di una dipendenza sono aumentate fino ad arrivare a comprendere tutta una serie di comportamenti che non hanno a che fare con l’uso di una sostanza ma che comunque interferiscono con il sistema nervoso, l’equilibrio neurochimico e con vari aspetti della vita della persona.
Queste “Nuove Dipendenze”, “New Addictions”, interessano un numero di persone sempre maggiore ed includono un gruppo eterogeneo di disturbi in cui l’oggetto della dipendenza è un comportamento che, il più delle volte, è socialmente accettato se non addirittura incoraggiato.
Le “New Addictions” a cui si fa maggiormente riferimento sono:
- dipendenza dalle nuove tecnologie: internet, smartphone, giochi on-line, social-network e pornografia on-line;
- gioco d’azzardo compulsivo (GAP);
- shopping compulsivo;
- dipendenza affettiva;
- dipendenza dal lavoro (workaholism);
- dipendenza da attività fisica (vigoressia);
- dipendenza dal mangiare sano e naturale (ortoressia)
Come possiamo notare, ognuna di queste attività fa parte della nostra vita quotidiana ed è perciò estremamente difficile comprendere quando si può parlare di vera e propria dipendenza. Per lo stesso motivo risulta altrettanto difficile riuscire a favorire, e a giustificare, un’astinenza nei confronti di tali comportamenti.
Ad oggi l’unica forma di dipendenza comportamentale inclusa nel DSM-5, all’interno del capitolo delle dipendenze patologiche, è il Disturbo da Gioco d’Azzardo (Gambling), che precedentemente, nella quarta edizione del Manuale Diagnostico, era inserita all’interno del capitolo relativo ai Disturbi del Controllo degli Impulsi. A tal proposito è stato importante il contributo fornito dalle neuroscienze, le quali hanno evidenziato come i comportamenti legati al gioco d’azzardo coinvolgono gli stessi substrati neurali, quello della ricompensa e del rinforzo, implicati nelle dipendenze da sostanze.
Altri comportamenti ancora non sono stati inseriti all’interno del DSM in quanto, allo stato attuale, non si ha una letteratura sufficiente per stabilire i criteri diagnostici necessari al fine di un’identificazione nosologica di tali condotte come veri e propri disturbi mentali.
Al fine di comprendere meglio le cause di questi disturbi, ancor più che nelle altre forme di dipendenza, è importante tenere in considerazione il contesto sociale di appartenenza dell’individuo.
Le nuove forme di dipendenza sono correlate al tipo di società e di contesto di appartenenza. L’insicurezza economica e sociale all’interno della quale gli individui si muovono, gli stili di vita stressanti, veloci e multi-tasking, basati sulla competitività e sulla spinta all’azione, da un lato generano stress, noia e frustrazione, dall’altro spingono alla ricerca dell’immediata gratificazione.
È qui che trovano ampio spazio di esistere tutte quelle nuove tecnologie e tutto ciò che ne consegue se utilizzate in un certo modo: con il ricorso a una realtà alternativa, facilmente fruibile e, solo in apparenza, facilmente gestibile, le persone riescono a mettere in stand-by la loro sofferenza psichica e la loro consapevolezza dei propri stati interiori indesiderati e fonte di malessere.
Adottando una prospettiva bio-psico-sociale, si possono andare a definire i fattori di rischio che contribuiscono all’emergere e al mantenimento di queste nuove forme di dipendenza in:
- fattori di rischio genetici, tra cui possiamo rintracciare una componente di ereditarietà o un’alterazione della produzione di neurotrasmettitori endogeni;
- fattori di rischio psicologici e temperamentali, quali difficoltà nella regolazione emotiva, scarsa tolleranza alla frustrazione e compresenza di altri disturbi mentali (ansia, depressione, PTSD);
- fattori di rischio socio-ambientali, come ad esempio familiarità del disturbo, esposizione ad eventi traumatici e mancanza di sostegno familiare.
Così come per le altre forme di dipendenza, la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) si è rivelata essere una delle forme di trattamento elettive nelle dipendenze patologiche.
Il focus è qui su tutte quelle situazioni, pensieri ed emozioni che portano l’individuo alla messa in atto del comportamento problematico.
Le tecniche utilizzate possono essere di tipo cognitivo, ossia finalizzate al riconoscimento, alla presa di coscienza ed eventualmente alla modifica di quei pensieri che spingono l’individuo ad agire in maniera disfunzionale, o di tipo comportamentale, volte all’apprendimento di pattern comportamentali alternativi e maggiormente funzionali.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, sebbene non esistano farmaci specifici per il trattamento di questo tipo di dipendenze, possono essere utilizzati stabilizzatori dell’umore e inibitori del re-uptake della serotonina (SSRI).
Un importante contributo è quello dato dalle terapie di gruppo. In particolar modo, nel corso degli anni si sono affermati sempre di più i cosiddetti gruppi di auto-mutuo-aiuto, o self-help groups, molto spesso basati sul metodo dei 12 passi utilizzato nel gruppo degli Alcolisti Anonimi (AA), veramente molto efficaci.
I partecipanti a questi gruppi sono persone che condividono lo stesso tipo di problema e che perciò trovano un senso di appartenenza al gruppo.
Le finalità dei gruppi di auto-mutuo-aiuto sono:
- favorire una maggiore comprensione del proprio disturbo, in assoluta assenza di giudizio per sé e per gli altri;
- comprendere che non si è i soli a soffrire a causa di una specifica problematica;
- portare la persona a visualizzare e a identificare quali possono essere le cause scatenanti di determinati comportamenti disfunzionali;
- prevenire le ricadute: imparare a vivere secondo un nuovo stile di vita e aiutare gli altri che combattono con lo stesso problema.
- Starcevic “Behavioural addictions: A challenge for psychopathology and psychiatric nosology”; 2016;
- Yvonne; M. Potenza; “Gambling Disorder and Other Behavioral Addictions: Recognition and Treatment”; 2016
- Becirovic; I. Pajevic; “Behavioral Addictions in Childhood and Adolescence – Pandemic Knocking Door”; 2020
- Petry; K. Zajac; M. Ginley; “Behavioral Addictions as Mental Disorders: To Be or Not To Be?”; 2018
- Carroll, B. Kiluk; “Cognitive behavioral interventions for alcohol and drug use disorders: Through the stage model and back again”; 2017
- Saliceti; “Internet Addiction Disorder (IAD)”; 2015
- Apa.org
- Asam.org
- Alcol dipendenza da alcol;
- dipendenza dalle nuove tecnologie: internet, smartphone, giochi on-line, social-network e pornografia on-line;
- gioco d’azzardo compulsivo (GAP); (COMING SOON)
- shopping compulsivo;
- dipendenza affettiva;
- dipendenza dal lavoro (workaholism);
- dipendenza da cibo; (COMING SOON)
Disturbo da Gioco d’Azzardo (Gambling)