La Terapia Cognitivo Comportamentale centrata sul Trauma

La Terapia Cognitivo Comportamentale centrata sul Trauma

terapia cognitivo comportamentale centrata sul traumaLa Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) centrata sul trauma aiuta i pazienti a identificare e modificare i pattern distorti di pensiero riguardanti se stessi, l’evento traumatico e il mondo, insegnando, inoltre, a gestire l’ansia e le emozioni negative, allo scopo di ridurre i sintomi persistenti di iper-arousal che presentano i sopravvissuti.

I protocolli di TCC centrati sul trauma enfatizzano in maniera particolare gli interventi di esposizione. L’esposizione effettuata su persone che hanno subìto un trauma si basa su due principi:

ABITUAZIONE: cioè la riduzione dell’ansia dopo esposizione prolungata;

PROCESSAMENTO DELL’ INFORMAZIONE: consente la ri-valutazione della vecchia informazione e l’incorporazione di una nuova, alternativa e funzionale nella memoria del trauma (Bisson et al., 2013).

L’esposizione può essere effettuata:

  • in vivo (nelle situazioni della vita reale);
  • in forma immaginativa allo scopo di agire sulle risposte (emotive e fisiologiche) elicitate in presenza degli stimoli temuti, sia interni che esterni.

I benefici terapeutici ottenuti con la TCC sono dovuti, principalmente, all’attivazione dei network della paura durante i protocolli di esposizione prolungata. E’ stato suggerito, infatti, che la rielaborazione dell’esperienza traumatica richieda un’attivazione prolungata delle rappresentazioni mentali associate al ricordo traumatico, per consentire l’abituazione all’ansia e il cambiamento delle credenze associate al trauma. Ciò risulta coerente con l’osservazione che i sintomi del PTSD sono dovuti anche a un deficit di accesso alle memorie traumatiche.

Durante l’esposizione prolungata al paziente viene chiesto di:

  1. raccontare più volte, in maniera dettagliata, l’evento traumatico, fino a quando la risposta emotiva diminuisce;
  2. affrontare, gradualmente, situazioni sicure che, tuttavia, generano la paura associata ai ricordi del trauma.

L’esposizione viene utilizzata per accrescere il processamento emotivo degli eventi traumatici, aiutando i pazienti ad affrontare le memorie traumatiche e le situazioni associate a esse. I pazienti, infatti, imparano che possono ricordare “in sicurezza” e tollerare la sofferenza evocata, poiché essa decresce nel tempo. Il focus dell’esposizione prolungata può essere un singolo evento o più eventi traumatici (scelti in base alle caratteristiche individuali e alla storia del paziente). Dal momento che il confronto con le situazioni che rievocano le memorie traumatiche sollecita la messa in atto di condotte di fuga e di evitamento, l’EMDR viene spesso utilizzata in maniera congiunta per ottenere una rapida desensibilizzazione nei confronti dei ricordi traumatici. Il terapeuta, inoltre, deve sempre ricordare al paziente che l’evitamento riduce l’ansia a breve termine ma mantiene e alimenta la paura, impedendo l’acquisizione di una nuova consapevolezza, cioè che le situazioni che provocano sofferenza e/o le memorie traumatiche non sono pericolose di per sé.

È stata dimostrata l’efficacia dei protocolli di TCC nel trattamento del PTSD in vittime con storia di abuso sessuale, suffragando l’ipotesi che tale trattamento produca una significativa riduzione del pattern sintomatologico anche in persone con storie traumatiche complesse (Resick et al., 2003).  Lo studio di Resick e collaboratori (2012) ha mostrato l’efficacia a lungo termine (follow-up a 6 anni) della TCC in donne sopravvissute a violenza sessuale.

La TCC centrata sul trauma, inoltre, ha prodotto degli effetti comparabili a quelli ottenuti con l’utilizzo della tecnica EMDR (Shapiro, 2012). Mueser e collaboratori (2007) hanno mostrato l’efficacia (come indicato dalla riduzione dei sintomi del PTSD e della depressione) di un protocollo di trattamento, della durata di 21 settimane, che prevedeva: addestramento al respiro, psicoeducazione, ristrutturazione cognitiva, apprendimento di strategie di coping sui sintomi e piano di prevenzione delle ricadute. Successivamente, è stato riscontrato (Mueser et al., 2008) che anche un protocollo che prevedeva unicamente interventi di ristrutturazione cognitiva, condotto su pazienti con PTSD e con diverse sintomatologie associate a esso, era risultato più efficace del counseling psicologico. Nello studio di Trappler e Newville (2007) sono stati indagati gli effetti di un programma di TCC di gruppo (della durata di 12 settimane) mirato all’incremento di fiducia, sicurezza e regolazione emotiva, nonché all’incremento della capacità di identificazione dei trigger associati al trauma e alla riduzione dei comportamenti disfunzionali. A seguito del trattamento è stato riscontrato un miglioramento nelle misure relative a ostilità, sospettosità, agitazione, tensione e controllo della rabbia.


Riferimenti

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