Centro di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale – Istituto A.T.Beck

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Terapia Cognitivo Comportamentale - Centro di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale di Roma e Caserta
Terapia Cognitivo Comportamentale - Centro di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale di Roma e Caserta

 Centro di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale di Roma e Caserta

Cos’è la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale?

La Terapia Cognitivo Comportamentale / Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (TCC) è una psicoterapia sviluppata negli anni ’60 da A.T. Beck (foto) e oggi adottata nella pratica clinica da buona parte degli psicoterapeuti in Europa e nel mondo. È, infatti, la terapia che vanta la maggiore conferma scientifica nel panorama nazionale e internazionale.

È una terapia strutturata (si articola secondo una struttura ben definita, benché non in maniera rigida, per assicurarne la massima efficacia), direttiva (il terapeuta istruisce il cliente e assume attivamente il ruolo di “consigliere esperto”), di breve durata (cambiamenti significativi sono attesi entro i primi sei mesi) e orientata al presente (è volta a risolvere i problemi attuali, anche se generalmente l’origine risale all’infanzia).

Essa è finalizzata a modificare i pensieri e le credenze distorte, le emozioni disfunzionali e i comportamenti disadattivi, producendo la riduzione e l’eliminazione del sintomo e apportando miglioramenti duraturi nel tempo.
La Terapia Cognitivo Comportamentale è una terapia adatta al trattamento individuale, di coppia e di gruppo, e funziona a prescindere dal livello culturale, la condizione sociale e l’orientamento sessuale. È validata empiricamente sia con adulti che con bambini e adolescenti.

Come nasce il modello cognitivo di Beck

Nei primi anni ’60 Aaron T. Beck era un ricercatore in Psichiatria presso l’università della Pennsylvania. Beck era uno psicoanalista già formato ma con un’indole scientifica, infatti pensava che affinché la psicoanalisi fosse accettata dalla comunità scientifica bisognasse dimostrarne la validità empirica e per questo decise di fare delle ricerche sulla depressione.

Beck voleva testare il concetto psicanalitico secondo cui la depressione è il risultato di un’ostilità diretta verso se stessi.

Studiò i sogni dei pazienti depressi, che, ipotizzava, avrebbero manifestato maggiori tematiche di ostilità rispetto a chi non soffriva di depressione. Con sua grande sorpresa, Beck scoprì che i sogni dei pazienti depressi contenevano meno tematiche di ostilità e molte più tematiche di difetti, privazioni e perdite e che queste erano, invece, parallele al modo di pensare che avevano i pazienti quando erano svegli.

Nell’ascoltare i pazienti Beck si rese subito conto che, occasionalmente, riportavano due flussi di pensiero, uno senza associazioni e un altro fatto di pensieri veloci, che di solito contenevano valutazioni su se stessi. Beck chiamò questi ultimi pensieri automatici. Fu evidente come questo secondo flusso fosse strettamente legato alle loro emozioni e allora cominciò ad aiutare i pazienti a identificare, valutare e rispondere al loro modo di pensare irrealistico e maladattativo e questi migliorarono rapidamente.

Beck iniziò a sviluppare così una psicoterapia strutturata, di breve durata, di cui uno degli obiettivi principali consisteva nella valutazione e modificazione del pensiero depressivo dei pazienti e dei relativi comportamenti disfunzionali.

” (…) l’uomo possiede la chiave della comprensione del suo disturbo psicologico entro il campo della sua coscienza. Può correggere le errate concezioni che producono il disturbo
emotivo, con lo stesso metodo usato per risolvere i problemi durante i vari stadi del suo sviluppo
”. (Beck,1976).

Qual è il modello teorico alla base della terapia cognitivo-comportamentale
In aggiunta ai riferimenti classici del comportamentismo, la Terapia Cognitivo Comportamentale si basa sul modello cognitivo, che ipotizza che le emozioni e i comportamenti delle persone vengono influenzati dalla loro percezione degli eventi. Non è la situazione in sé a determinare direttamente ciò che le persone provano, ma è piuttosto il modo in cui la interpretano.

All’origine dei disturbi vi è, dunque, un modo distorto di pensare, che influenza negativamente l’umore e il comportamento. La Terapia Cognitivo Comportamentale aiuta le persone a identificare i propri pensieri disfunzionali, ad esempio quelli angoscianti, e a valutare quanto siano realistici. Mettendo in luce le interpretazioni errate e proponendone delle alternative – ossia, delle spiegazioni più plausibili degli eventi – si produce una diminuzione quasi immediata dei sintomi. Infatti, una valutazione realistica delle situazioni e il cambiamento del modo di pensare producono un corrispondente miglioramento dell’umore e del comportamento.

Per ottenere però un risultato a lungo termine è necessario modificare le credenze disfunzionali sottostanti attraverso l’addestramento dei clienti a queste abilità cognitive.

Le interazioni dei soggetti con il mondo e con le altre persone li portano a maturare alcuni convincimenti attraverso l’apprendimento – le loro credenze – che possono variare in esattezza e funzionalità. Attraverso la Terapia Cognitivo Comportamentale le credenze disfunzionali possono essere “disimparate” e possono essere apprese e sviluppate nuove credenze più realistiche e funzionali.

In sintesi, la Terapia Cognitivo Comportamentale agirà sui pensieri automatici (che sono il livello cognitivo più superficiale: i pensieri e le immagini distorte che attraversano in maniera rapida e incontrollata la mente di una persona di fronte a certe situazioni specifiche e ne condizionano negativamente l’umore), le credenze intermedie (opinioni, regole e assunzioni disfunzionali) e le credenze di base (che costituiscono il livello più profondo: sono globali, rigide e ipergeneralizzate e vengono apprese durante l’infanzia e l’adolescenza).

La Terapia Cognitivo Comportamentale prevede l’uso di specifiche tecniche, diverse per ogni disturbo, di matrice comportamentale e cognitiva, peculiari a ciascuno dei 3 livelli di pensiero sopracitati.

Nella figura seguente viene esemplificata l’interazione dei tre livelli cognitivi.

interazione dei tre livelli cognitivi

10 Principi base della Terapia Cognitivo Comportamentale

  1. la Terapia Cognitivo Comportamentale si basa su una formulazione dei problemi sempre in evoluzione e su una concettualizzazione di questi in termini cognitivi.
    Si parte cioè dal modo di pensare attuale e dai comportamenti della persona per poi risalire ai fattori scatenanti e ai modelli chiave, appresi durante l’infanzia, di interpretazione della realtà. Individuare i pensieri automatici, le credenze intermedie (valori, regole e assunzioni) e le credenze di base, più profonde, che hanno portato all’insorgenza e al mantenimento del problema;
  2. la Terapia Cognitivo Comportamentale richiede una solida alleanza terapeutica.
    É fondamentale la creazione di una relazione basata su calore, empatia, cura, rispetto sincero e competenza;
  3. la Terapia Cognitivo Comportamentale enfatizza la collaborazione e la partecipazione attiva.
    Incoraggiare a vedere la terapia come un lavoro di squadra: insieme paziente e terapeuta decidono su cosa lavorare. Fare in modo che il paziente diventi sempre più attivo nelle sedute;
  4. la Terapia Cognitivo Comportamentale è orientata all’obiettivo e focalizzata sul problema.
    Gli obiettivi vengono fissati insieme al paziente cercando di volta in volta di valutare cosa ostacola il loro raggiungimento;
  5. la Terapia Cognitivo Comportamentale inizialmente si concentra sul presente.
    Si parte dai problemi attuali e dalle specifiche situazioni dolorose, dal qui e ora, per poi spostare l’attenzione verso il passato al fine di trovare e comprendere le radici infantili che sono alla  base delle loro credenze (idee rigide e assolute su loro stessi, gli altri e su come va il mondo);
  6. a Terapia Cognitivo Comportamentale mira a insegnare al paziente a essere il terapeuta di se stesso e si concentra sulla prevenzione delle ricadute.
  7. la Terapia Cognitivo Comportamentale mira a essere limitata nel tempo.
    Fornire sollievo dai sintomi, facilitare la remissione del disturbo, aiutare i pazienti a risolvere i loro problemi e insegnare delle abilità per prevenire le ricadute da utilizzare per il resto della vita in un arco di tempo definito. Non tutti i pazienti fanno progressi in pochi mesi, in alcuni casi saranno necessari trattamenti più lunghi;
  8. la Terapia Cognitivo Comportamentale è caratterizzata da sedute strutturate.
    La struttura include una parte introduttiva, una parte intermedia dove discutere gli argomenti all’ordine del giorno e dove si lavora insieme sugli homework fatti durante la settimana e una parte finale in cui si chiede sempre un feedback al paziente. Seguire questo formato rende il processo di terapia più comprensibile al paziente;
  9. la Terapia Cognitivo Comportamentale insegna ai pazienti a identificare, valutare e rispondere ai loro pensieri e  alle loro credenze disfunzionali.
    Identificare cioè cognizioni disfunzionali chiave e adottare prospettive più realistiche e adattive. Questo porterà a sentirsi meglio emotivamente e a comportarsi in modo più funzionale;
  10. la Terapia Cognitivo Comportamentale utilizza una molteplicità di tecniche per modificare il modo di pensare, l’umore e il comportamento.
    La scelta delle tecniche da utilizzare sarà influenzata dalla concettualizzazione del paziente (rilettura del problema in chiave cognitiva), dai tipi di problemi riportati e dagli obiettivi di ogni singola seduta.

Un esempio di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Marco è un giovane impiegato, assunto da poco in una grande azienda. È molto scrupoloso, tanto da fare ogni sera tardi in ufficio per svolgere il suo lavoro in maniera perfetta. Finalmente la fidanzata lo convince a prendersi un giorno di vacanza e a passare il fine settimana fuori città. Il venerdì pomeriggio, mentre è in viaggio, riceve una chiamata dall’ufficio. “Ci deve essere qualcosa che non va, devo aver fatto un errore”, pensa Marco.

A chiamare è un suo collega che sta cercando un file. Purtroppo la batteria del cellulare è quasi scarica e Marco non riesce a portare a termine la conversazione. Immediatamente comincia a sentirsi agitato. “Dove posso aver messo il file? Perché non riescono a trovarlo? Sicuramente l’ho messo in una cartella sbagliata. E se per errore l’avessi cancellato? Sono troppo sbadato. Non sarò mai un buon impiegato”.

Marco comincia a preoccuparsi di quello che stanno dicendo di lui in ufficio. “Penseranno che sono un impiegato impreciso, che di me non ci si può fidare”. Il cuore comincia a battere sempre più velocemente, mentre continua inutilmente a cercare di telefonare. Poi comincia ad accusare la fidanzata di avergli fatto commettere un errore partendo. “Probabilmente verrò licenziato o comunque non farò mai carriera, perché ho subito rivelato la mia incompetenza, ed è anche colpa tua che mi accusi sempre di lavorare troppo”. Marco e la fidanzata litigano e il sabato tornano in città.

Marco è sempre più agitato. Non ha il numero privato del suo collega e deve aspettare il lunedì per sapere quello che è successo. Passa la domenica immaginando i rimproveri del suo capo e pensando alla maniera migliore di scusarsi per il suo errore. La notte della domenica non riesce a dormire a causa della tensione. È il suo primo lavoro importante: non avrebbe dovuto commettere un errore così grave.

Il lunedì va in ufficio, dopo aver dormito solo poche ore e scopre che il suo collega aveva trovato il file pochi minuti dopo la telefonata nella cartella dove avrebbe dovuto trovarsi. Aveva chiamato perché non si ricordava quale fosse la cartella giusta. Nessuno in ufficio era a conoscenza di quest’episodio. Marco è sollevato: nessuno si è accorto di niente. Tuttavia è piuttosto stressato e pensa comunque che dovrà essere più attento e ricontrollare tutto più volte.

In questo esempio sono evidenti i pensieri automatici che assalgono Marco e la sua credenza di base: “Sono inadeguato”. Questa convinzione profondamente radicata lo porta a provare emozioni negative, a vivere un profondo disagio, e a mettere in atto comportamenti disadattivi. Compromette anche le sue relazioni sociali e affettive. La terapia cognitivo-comportamentale potrà aiutarlo a vedere le cose in maniera più realistica, a migliorare la sua autostima e a sviluppare uno stile affermativo di personalità.

Per quali disturbi è indicata la Terapia Cognitivo Comportamentale

Numerosi studi hanno dimostrato che la Terapia Cognitivo Comportamentale è efficace nel trattamento di una vasta gamma di disturbi psicologici:

  • la depressione
  • l’ansia e gli attacchi di panico
  • il disturbo ossessivo-compulsivo
  • le fobie
  • i disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità psicogena)
  • le forme di stress post-traumatico (trauma emotivo e fisico/sessuale)
  • i disturbi del sonno
  • i disturbi da dipendenza da alcool, droghe, affettiva, sessuale e da internet
  • le disfunzioni sessuali
  • i problemi di coppia
  • i disturbi di personalità
  • il disturbo bipolare e la schizofrenia (combinata alla somministrazione appropriata di farmaci)

Durata della Terapia Cognitivo Comportamentale

Alcune persone rimangono in terapia per un periodo molto breve, appena sei-otto sedute. In altri casi la terapia può durare alcuni mesi o, in casi sporadici, più di un anno. Questo dipende dalla gravità del problema e dalla motivazione del cliente.

Quali esercizi e come si sviluppa il processo terapeutico?

Le prime sedute vengono dedicate alla conoscenza dei problemi del cliente e alla costruzione della relazione terapeutica.
La fase di anamnesi (assessment cognitivo e comportamentale) viene condotta utilizzando, oltre al colloquio clinico, test psicodiagnostici ed è volta alla valutazione dello stato emotivo alla ricostruzione delle esperienze salienti della sua vita e alla chiara definizione dei suoi problemi attuali e dei suoi obiettivi.

Quando il caso e la diagnosi clinica saranno definiti, il terapeuta spiegherà i principi teorici e le finalità della terapia, illustrerà brevemente le tecniche che verranno utilizzate, nonché i tempi, i costi e le probabilità di successo della terapia, per quanto possibile.

Successivamente propone al cliente un contratto terapeutico, in cui riassumerà le sue valutazioni, prospetterà al cliente le sue ipotesi, formulerà delle interpretazioni degli eventi e condividerà la concettualizzazione cognitiva e comportamentale del caso.

Delineerà un progetto terapeutico, con strategie e obiettivi concreti, utili e raggiungibili, connessi con i problemi esplicitati dal cliente e coerenti con le sue aspettative.

Si procederà, poi, all’intervento terapeutico vero e proprio, in un clima di fiducia e di orientamento positivo al cambiamento.

Verso la fine della terapia, quando la persona si sentirà meglio, la frequenza delle sedute potrà essere diradata nel tempo fino alla conclusione. Potranno poi seguire delle sedute di richiamo (follow-up) a tre, sei e dodici mesi dalla conclusione della terapia.

Come si svolgono le sedute terapeutiche e come funziona la terapia Cognitivo Comportamentale

Di solito, le sedute si svolgono all’interno di uno studio con delle poltrone e un tavolino o una scrivania. Il terapeuta e il cliente sono seduti faccia a faccia, ma la loro posizione può eventualmente variare nel caso in cui vengano utilizzate determinate tecniche (rilassamento, role-playing, modeling, EMDR, MBSR ecc.). Le sedute durano circa un’ora, e la loro frequenza è settimanale (più raramente, bisettimanale). Il clima è disteso, empatico e collaborativo.

Oltre al colloquio, spesso in seduta si utilizzano alcuni materiali terapeutici, come test e questionari psicodiagnostici, diari giornalieri per la registrazione e il monitoraggio delle attività del cliente, schede per esercizi in studio e per i compiti a casa (homework). Gli homework vengono personalizzati per ciascun paziente per risultare allo stesso tempo utili e piacevoli e possono essere commentati in seduta o via e-mail.

Inoltre l’Istituto Beck fornisce ai pazienti materiali di psico-educazione e biblioterapici specifici per ciascun disturbo. Dopo un rapido controllo dell’umore del paziente, si fissa un ordine del giorno, stabilendo gli argomenti da trattare in seduta.

In maniera collaborativa, i problemi saranno affrontati con le tecniche più appropriate. Successivamente si passerà all’assegnazione di alcuni compiti a casa, ovvero degli esercizi che il cliente svolgerà durante la settimana e che verranno discussi insieme nella seduta successiva.

Le tecniche utilizzate in una Terapia Cognitivo Comportamentale

Gli interventi di Terapia Cognitivo Comportamentale si basano sull’uso di numerose tecniche finalizzate a modificare comportamenti, emozioni e cognizioni non funzionali.

Esse derivano dall’integrazione del modello cognitivo con il paradigma comportamentale e includono: il problem-solving, il decision-making, gli esperimenti comportamentali, il monitoraggio e la programmazione delle attività, la distrazione e la rifocalizzazione, le tecniche di rilassamento, l’esposizione graduale enterocettiva e in vivo (ad esempio, per il disturbo di attacchi di panico) e l’esposizione con prevenzione della risposta (per il disturbo ossessivo-compulsivo), il role-playing, il training assertivo, e molte altre ancora.

Appartenenti al paradigma cognitivo sono la ristrutturazione cognitiva, l’uso delle interpretazioni alternative e dei counter, le coping card, la tecnica della freccia discendente, l’analisi dei vantaggi e svantaggi, il continuum cognitivo, l’agire “come se”, il dialogo socratico, ecc. La Terapia Cognitivo Comportamentale prevede, inoltre, dei protocolli e delle linee guida specifiche mirate al trattamento dei singoli disturbi psicologici.

L’ importanza degli homework  nella Terapia Cognitivo Comportamentale

Gli homework rappresentano una delle caratteristiche portanti della Terapia Cognitivo Comportamentale. Svolgendo gli homework a casa tra una seduta e l’altra, il paziente avrà la sensazione di essere proprio lui l’artefice del suo stare meglio perché sperimenta la capacità di ottenere dei cambiamenti e questo porta a un aumento del senso di autoefficacia. Inoltre “toccare con mano” ciò che viene fatto in seduta rafforza la credibilità e l’affidabilità nei confronti della terapia.

Non siamo a scuola! Gli homework vanno infatti concordati e non imposti. Sono coerenti con il lavoro fatto in seduta con il terapeuta, sono chiari e definitivi e in nessun modo saranno motivo di giudizio nei confronti del paziente.

Homework Cognitivi

  • Biblioterapia: letture che aiutano a capire meglio il proprio disagio psicologico;
  • Ascolto: registrare le sedute in modo da poter riflettere sul loro contenuto anche dopo la seduta di terapia
  • Scrittura: compilazione di schede e diari per imparare a riconoscere e rispondere ai propri pensieri in modo più efficace
  • Immagini mentali: immaginare se stesso mentre affronta situazioni in cui teme di non poter riuscire

Homework Comportamentali

  • Programmazione delle attività: incrementare le attività e ridurre la ruminazione su pensieri negativi
  • Compiti graduali: scomporre i problemi in passi più piccoli e gestibili
  • Esperimenti comportamentali: testare i propri pensieri e le proprie convinzioni

Dovrò assumere dei farmaci?

L’uso appropriato di psicofarmaci non è escluso nella Terapia Cognitivo Comportamentale, anzi, per alcuni disturbi specifici, la terapia risulta più efficace se associata all’assunzione di farmaci. Ciò dipenderà dalla natura e dalla gravità del disturbo lamentato dal cliente.

In alcuni casi, il terapeuta potrà ritenere utile un consulto psichiatrico, ed eventualmente potranno concordare la prescrizione di farmaci. L’assunzione e gli effetti dei farmaci verranno discussi nelle sedute terapeutiche.

Come capirò se la terapia sta funzionando?

La maggior parte delle persone che si sottopone a un trattamento terapeutico sperimenta un miglioramento già entro le prime tre-quattro settimane dall’inizio della terapia, a condizione che frequenti le sedute con motivazione e si impegni con costanza nei compiti a casa.

I benefici della terapia potranno essere verificati attraverso la somministrazione periodica di alcuni test finalizzati a misurare lo stato emotivo del cliente.

Cosa leggere per saperne di più

Un libro esauriente e di facile lettura è “Terapia cognitiva. Fondamenti e prospettive” di Judith S. Beck, edito in Italia da Mediserve (Napoli, 2002).

Se non dovessi trovarlo in libreria, puoi richiederlo direttamente all’Istituto.

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