L’approccio senso motorio interviene sulla fisiologia del trauma, quindi sulla disregolazione del sistema nervoso e sulla sofferenza provocata da tale iper-attivazione o dal tentativo di difendersi da essa. E’ importante ricordare che i sopravvissuti a un trauma sperimentano (van der Hart et al., 2004):
- derealizzazione;
- depersonalizzazione;
- amnesia;
- stati confusionali;
- debolezza motoria;
- paralisi;
- intorpidimento delle sensazioni corporee interne.
Il terapeuta, quindi, deve aiutare a evocare le capacità regolatorie somatiche innate, come la modificazione del respiro, della spina dorsale, del movimento, dell’orientamento percettivo e fisico nell’ambiente.
Il lavoro sul corpo facilita il processamento delle memorie implicite, modifica l’apprendimento procedurale e aiuta a regolare l’arousal autonomico. Per “mettere il passato nel passato” è necessario, durante la terapia, processare l’esperienza traumatica in uno stato di “arousal ottimale”, che è una zona compresa tra due stati fisiologici estremi: iper- e ipo-arousal. Questa “finestra di tolleranza” (così definita da Daniel Siegel nel 1999) rappresenta il range di attivazione in cui il soggetto percepisce lo stato psicofisiologico come tollerabile e gestibile, in cui può integrare l’informazione a livello cognitivo, emotivo e senso-motorio. Tutti gli interventi della terapia senso motoria, dunque, mirano a sviluppare una finestra di tolleranza stabile e ampia.
Spesso i pazienti arrivano in terapia mostrando dei comportamenti difensivi (comeil freezing e la sottomissione, per prevenire o interrompere le reazioni aggressive) rintracciabili nel corpo (Misslin, 2003). Attraverso il monitoraggio dei movimenti corporei e delle sensazioni emerse durante le sessioni, i pazienti imparano a percepire, all’interno della finestra di tolleranza, la propria capacità di difendersi attraverso un’azione fisica, piuttosto che mettendo in atto un’azione difensiva che risulta “interrotta o bloccata” e/o risposte di dissociazione o sottomissione.
L’approccio senso motorio non considera i pensieri e le emozioni come aspetti separati e distinti dal sistema nervoso, dal momento che prevede anche l’elaborazione cognitiva ed emotiva del trauma. Infatti, le reazioni senso-motorie non risolte, associate al trauma, condizionano i processi cognitivi ed emotivi riducendo l’abilità di pensare chiaramente e/o di ricevere accurate informazioni dagli stati emotivi. A loro volta, i pensieri e le emozioni influenzano l’elaborazione somatica. La persona può così scoprire che le reazioni elicitate nella vita di tutti i giorni vengono alimentate dagli schemi cognitivi legati al trauma, che attivano le risposte difensive finalizzate alla sopravvivenza.
Dal momento che i sopravvissuti a un trauma perdono la “connessione somatica” con la realtà presente (a livello corporeo le risposte sono sperimentate come eventi passati che si verificano “ancora e ancora”) la terapia senso motoria si avvale delle tecniche Mindfulness-based, allo scopo di mantenere una connessione con il momento presente e con il qui e ora dell’esperienza somatica. Durante le sessioni vengono incoraggiate l’osservazione consapevole della modalità in cui si manifesta il trauma (nei cambiamenti del battito cardiaco, del respiro, del tono muscolare, ecc.) e il riconoscimento del “dove e quando” dell’esperienza traumatica (Ogden et al., 2006).
Lo studio di Langmuir e collaboratori (2012) ha mostrato l’efficacia di questo approccio nel trattamento di donne con storia di abusi infantili, poiché è stato riscontrato un miglioramento significativo nelle misure relative alla consapevolezza corporea, dissociazione e capacità di auto-tranquillizzazione.
Riferimenti
Follette, V.M., Briere, J., Rozelle, D., Hopper, J.W., Rome, D.I. (2015) Mindfulness-Oriented Interventions for Trauma. Integrative Contemplative Practices. New York: The Guilford Press
Langmuir, J.I., Kirsh, S.G. & Classen, C.C. (2012). A pilot study of body-oriented group psychotherapy: Adapting sensorimotor psychotherapy for the group treatment of trauma.
Misslin, R. (2003). The defense system of fear: behavior and neurocircuitry Le systeme defensif de la peur: comportement of neurocircuiterie. Neuroophysiiologie-clinique: 3355-66.
Ogden, P., Pain, C. & Fisher, J. (2006). A Sensorimotor Approach to the Treatment of Trauma and Dissociation. Psychiatric Clinics of North America, 29: 263-279.
van der Kolk, B.A. Beyond the talking cure: Somatic experience, subcortical imprints and the treatment of trauma. In: Shapiro, Francine (Ed), (2002). EMDR as an integrative psychotherapy approach: Experts of diverse orientations explore the paradigm prism. Washington, DC, US: American Psychological Association.