Valutazione e Trattamento in età evolutiva

Valutazione e Trattamento in età evolutiva

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Valutazione clinica

Nella valutazione del minore, a differenza del lavoro con gli adulti, è indispensabile utilizzare un “approccio di tipo sistemico”, ovvero coinvolgere nella raccolta di informazioni tutte le figure di riferimento intorno al bambino (genitori, insegnanti, ecc.): ciò deriva dalla necessità di raccogliere informazioni sul funzionamento-adattamento del bambino e dell’adolescente in tutti gli ambiti di vita (famigliare, scolastico, sociale ecc.). Non di rado accade, infatti, che alcuni problemi si manifestino solo in un ambito di vita (come ad esempio il mutismo selettivo o il disturbo della condotta limitato al contesto familiare).

In ogni caso, il punto di partenza sono le informazioni acquisite dai genitori, le cui aspettative e la cui motivazione alla terapia giocano un ruolo fondamentale nella fase successiva del trattamento. Dopo la raccolta della storia clinica del minore e della famiglia (notizie anagrafiche, informazioni sulla gravidanza, il parto ed i primi anni di vita, dati sulle fasi di sviluppo motorio, linguistico e intellettivo del bambino e sulle fasi di scolarizzazione), si procede con la valutazione “diretta” del minore, che prevede una serie di colloqui volti ad indagare:

  • la sua percezione del problema
  • la motivazione alla terapia
  • la qualità della vita e l’adattamento nei vari ambiti
  • il quadro sintomatologico (quale problema, di che entità, a che livello di pervasività)

Gli strumenti utilizzati variano a seconda dell’età e del livello di sviluppo del minore: vanno dall’osservazione dell’interazione genitori-bambino, al gioco, al disegno, ai test proiettivi e psicologici, fino ad arrivare alle tecniche del colloquio clinico.

Classificazione dei disturbi

I sistemi di classificazione per i disturbi mentali sono due: il DSM IV – Manuale Diagnostico e Statistico dei Distrubi Mentali (dell’American Psychiatric Association) e l’ICD 10 ( International Classification of Diseases) prodotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Entrambi sono sistemi descrittivi che propongono una d iagnosi di tipo “categoriale”:

si parte da raggruppamenti di sintomi psichici e comportamentali tali da costituire un quadro clinico. Se un certo numero di sintomi e i relativi criteri sono soddisfatti, si pone diagnosi di disturbo mentale, altrimenti il disturbo e’ assente o sotto-soglia.

Una sezione a parte nel DSM IV è dedicata ai disturbi che di solito sono diagnosticati per la prima volta nell’infanzia, nella fanciullezza, o nell’adolescenza. Di questo raggruppamento fanno parte: il ritardo mentale (QI < 70), i disturbi dell’apprendimento, i disturbi motori, i disturbi pervasivi dello sviluppo, il disturbo da deficit di attenzione con iperattviità (DDAI), i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nell’infanzia, i disturbi da TIC, enuresi ed encopresi, il mutismo selettivo, il disturbo d’ansia da separazione, il d isturbo reattivo dell’attaccamento e il disturbo da movimenti stereotipati .

Altri disturbi possono colpire i minori, ma questi hanno caratteristiche tali da potersi manifestare in qualsiasi momento del ciclo di vita, quindi possono essere diagnosticati sia nel bambino, che nell’adolescente e nell’adulto: depressione, ansia, disturbo post-traumatico da stress, disturbi del comportamento alimentare (DCA), Disturbo da abuso di sostanze, schizofrenia, disturbi dell’adattamento (sintomi emotivi e comportamentali in risposta a stress psicologici), disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).

Infine, nella sezione “Altre Condizioni che Possono Essere Oggetto di Attenzione Clinica”, sono elencate una serie di situazioni problematiche che coinvolgono bambini e adolescenti, ma che non costituiscono categoria diagnostica a sé. (problemi nelle relazioni, problemi connessi a maltrattamento o ad abbandono, lutto, funzionamento intellettivo al limite, problemi scolastici, comportamento antisociale, problema di identità).

La terapia Cognitivo Comportamentale

La terapia Cognitivo Comportamentale si basa su un modello teorico che considera rilevante, ai fini del benessere fisico e psicologico, la consapevolezza delle proprie emozioni, pensieri e comportamenti. Gli interventi nell’infanzia e nell’adolescenza coinvolgono due ambiti:

  • IL TRATTAMENTO: si basa sull’esplorazione dei modi distorti di pensare, degli errori che bambini e adolescenti possono fare nell’attribuire significati a ciò che accade o nel valutare se stessi e gli altri. Attraverso continui esami di realtà e l’identificazione di modalità alternative all’abituale modo di interpretare, i pensieri negativi sono sostituiti con pensieri più funzionali che, insieme a prescrizioni comportamentali specifiche, migliorano nel minore la qualità della vita.
  • LA PREVENZIONE: la psico-educazione sviluppa e potenzia nel bambino e nell’adolescente capacità e competenze che costituiscono “fattori protettivi” per la salute psicologica: risoluzione dei problemi, autocontrollo, espressione di emozioni e bisogni, competenze sociali, tolleranza alla frustrazione.

Le tecniche cognitive e comportamentali sono, infine, utilizzate con successo nell’intervento con i genitori: questi ultimi vengono attivamente coinvolti nella terapia del minore e anche nella fase di prevenzione, nella quale a loro sono dedicati una serie di Corsi di Supporto alla genitorialità, per potenziare le capacità relazionali e comunicative con i figli.

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