Yoga e dolore cronico

Yoga e dolore cronico

Nel corso degli ultimi 20 anni, la ricerca scientifica sul dolore ha compiuto enormi passi avanti. Grazie soprattutto alle tecniche di imaging funzionale, gli scienziati oggi sono in grado di capire come viene creata l’esperienza del dolore all’interno del nostro sistema nervoso.

Il dolore non è un’esperienza unicamente fisica, come si pensava una volta. Oggi il dolore viene visto attraverso un modello bio-psico-sociale. Si tratta infatti di un’interazione dinamica tra fattori fisiologici, psicologici e sociali che si influenzano reciprocamente. Il concetto chiave è quindi che il dolore non è il solo prodotto di un danno fisico, ma è piuttosto un’esperienza che si manifesta in seguito all’elaborazione congiunta di ciò che accade all’interno del corpo, della mente, e del contesto sociale (Guzmán et al., 2012).

Oggi non tutti i medici sono al passo con gli sviluppi più recenti nella ricerca sul dolore cronico, e per questo motivo sono molte le persone che non incontrano i giusti metodi di cura integrata. Il primo passo è educarsi riguardo al funzionamento del proprio sistema nervoso e della propria manifestazione di dolore, in modo da poter scegliere accuratamente il giusto percorso integrato.

Il dolore non è necessariamente elaborato nel luogo fisico in cui lo percepiamo. Il dolore viene elaborato nel sistema nervoso centrale, lo stesso luogo in cui vengono elaborate anche le informazioni bio-psico-sociali (Leyshon, 2009). Questo vale per qualsiasi tipologia di dolore, a partire da un semplice mal di testa fino ad arrivare alla frattura di un arto. Anche quando il dolore viene provocato da un danno fisico, l’esperienza stessa del dolore non deriva da quel tessuto danneggiato, ma deriva dal sistema nervoso che decide di farci sperimentare l’esperienza dolorifica. E’ vero che il sistema nervoso riceve un input dai recettori del dolore che si trovano sparsi nel corpo, i cosiddetti “nocicettori”, ma quest’informazione è soltanto una delle molte che il cervello prende in considerazione quando deve poi decidere come manifestare il dolore (Guzmán et al., 2012). Così, integrando i fattori biologici, psicologici e sociali, il sistema nervoso centrale decide quanto dolore deve produrre, dove, e per quanto tempo.

Il modo in cui il nostro sistema nervoso gestisce il dolore è unico per ogni individuo, e cambia nel tempo: impara ad auto-gestirsi attraverso l’elaborazione e l’integrazione di tutte le esperienze, i pensieri e le emozioni che sperimentiamo nel tempo. Il dolore esiste per la nostra sopravvivenza, ed è quindi uno dei meccanismi che il sistema nervoso utilizza per mantenerci in sicurezza. Proprio qui i fattori sociali e psicologici entrano in gioco, in quanto hanno un ruolo nell’orientamento dello sviluppo dei nostri meccanismi di reazione e difesa. Il sistema nervoso quindi impara a sviluppare e a usare la risposta di dolore in modo sempre più specifico nel tempo. Nelle persone affette da dolore cronico, il problema spesso si cela proprio in un sistema nervoso che è inavvertitamente posto in uno stato di iper-sensibilità (Turner & Arendt-Nielsen, 2020). In questo stato, produce continuamente risposte dolorifiche a stimoli che sono invece da considerarsi nella norma.

Il lato positivo è che il sistema nervoso può sempre essere in un certo senso “riprogrammato”, perché rimane plastico durante tutta la nostra vita. Nonostante ci possano essere stati dei cambiamenti che hanno portato alla cronicizzazione del dolore, il sistema nervoso può imparare delle risposte nuove, andando ad invertire quasi completamente quelle dolorifiche (Butler & Moseley, 2013). Già solo riuscendo ad identificare alcuni dei fattori che hanno provocato l’iper-sensibilità del sistema nervoso in origine, possiamo diminuire la frequenza e l’intensità con il quale vengono prodotte le risposte dolorifiche (Butler & Moseley, 2013).

Il ruolo dello yoga

La ricerca degli ultimi anni si è espansa anche nell’ambito dello yoga come terapia complementare nella gestione del dolore cronico, mostrando risultati molto promettenti. I meccanismi degli effetti benefici dello yoga sul dolore sono molteplici e sono ancora oggetto di studio.

Sappiamo che lo stress può peggiorare il dolore, e che quando siamo sopraffatti da un forte stress, la tolleranza nei confronti del dolore fisico ed emotivo diminuisce. Inoltre, può anche svilupparsi un circolo vizioso in cui il dolore stesso provoca un’esperienza di stress, che a sua volta provoca una diminuzione della tolleranza del dolore. Essendo lo yoga uno strumento estremamente efficace nella riduzione dello stress (Telles et al., 2016), può assisterci nello scioglimento di questo circolo di dolore-stress-dolore.

La pratica di yoga nel suo aspetto più fisico può aiutare ad alleviare il dolore. Lo stress aumenta la probabilità di un incremento nei livelli di contratture e spasmi muscolari, i quali contribuiscono a dolori cronici comuni come le lombalgie e le cervicalgie (Bussing et al., 2012). La sequenze di posizioni di yoga possono essere un modo efficace di sciogliere la tensione muscolare, offrendo allo stesso tempo un rinforzo dolce in un contesto sicuro. Accompagnando la pratica fisica con il respiro e la meditazione, gli effetti possono essere poi amplificati. Il respiro influisce fortemente sul sistema nervoso, andando a portarlo in uno stato “parasimpatico” di riposo, ristoro e guarigione. Anche una semplice pratica come eseguire un respiro ritmico della durata di 10 secondi può contribuire a provocare questa risposta parasimpatica (Payne & Crane-Godreau, 2013).

La ricerca

La meditazione prolungata nel tempo sembra contribuire al cambiamento delle connessioni cerebrali e nervose. E’ stato riscontrato che la meditazione aumenta il livello di sostanza grigia nel cervello, e crea nuove connessioni neurali, inibendo altre che invece trasportano stimoli dolorifici. Uno studio pubblicato nella rivista scientifica Cerebral Cortex ha esplorato le basi neuroanatomiche degli effetti benefici dello yoga sul dolore. I ricercatori hanno riscontrato che la quantità di materia grigia nel lobo dell’insula è correlata a una maggiore tolleranza del dolore, e a sua volta la quantità di materia grigia nel lobo dell’insula è correlata a una maggiore esperienza di yoga. I ricercatori hanno concluso che i loro studi indicano una relazione di tipo causale fra la pratica di yoga e le dimensioni dell’insula cerebrale. Inoltre, i praticanti di yoga nello studio hanno presentato l’utilizzo di strategie cognitive che attivano il sistema nervoso parasimpatico e la consapevolezza interocettiva per tollerare meglio il dolore (Villemure et al., 2014).

Uno studio pubblicato nel 2016 ha invece esplorato gli effetti dello yoga sulla variabilità della frequenza cardiaca, utilizzata a sua volta come indicatore dell’equilibrio fra attività simpatica e parasimpatica del sistema nervoso autonomo. Il dolore cronico può alterare questo equilibrio, andando ad aumentare l’attività simpatica del sistema nervoso. I risultati dello studio hanno fornito evidenza a favore dello yoga nel portare il sistema nervoso autonomo in uno stato parasimpatico nei pazienti affetti da lombalgia cronica associata ad alterazioni discali (Telles et al., 2016).

Uno studio più recente, pubblicato nel 2020 in Journal of Pain and Symptom Management ha riportato gli effetti benefici dello yoga e della meditazione per le donne affette da cancro al seno. I ricercatori hanno riscontrato una relazione significativa fra il tempo speso nella pratica di yoga e il dolore giornaliero. Quando le pazienti avevano passato più tempo a praticare yoga per due giorni consecutivi, era più probabile che avrebbero percepito meno dolore il giorno dopo. Nello studio viene concluso che lo yoga, e in particolare la meditazione, sono associati a miglioramenti acuti nel dolore da cancro (Carson et al., 2020).

E’ stato riscontrato un beneficio per il dolore cronico anche nell’applicazione di tecniche di rilassamento e di meditazione mindfulness. Il rilassamento, come lo yoga e le pratiche respiratorie, “spegne” la risposta di stress e indirizza il sistema nervoso verso uno stato in cui il corpo può auto-guarire e ripararsi. Una pratica di rilassamento regolare insegna al sistema nervoso e al corpo come rimanere in un contesto di sicurezza piuttosto che in uno stato di emergenza cronica. Uno studio pubblicato nel 2020 nel Journal of Nursing Scholarship ha esplorato gli effetti della meditazione mindfulness e delle tecniche di rilassamento sul dolore neuropatico periferale. La conclusione è stata che il rilassamento e la meditazione mindfulness hanno entrambi avuto un effetto positivo nell’alleviare il dolore nei pazienti. Nello specifico, il rilassamento ha avuto anche un effetto benefico sul senso di affaticamento (Izgu et al., 2020).

Si possono trovare infine anche revisioni sistematiche della ricerca degli ultimi anni, una delle quali è stata pubblicata nel 2019 e riporta gli effetti dello yoga sulle cefalee croniche. Nei pazienti affetti da mal di testa tensivi, i ricercatori hanno riscontrato evidenza a favore dello yoga nel migliorare la frequenza e durata del mal di testa, e nel diminuire l’intensità del dolore (Anheyer et al., 2019).

In conclusione, l’evidenza a supporto dell’efficacia dello yoga e della meditazione mindfulness nel trattamento del dolore cronico è in aumento. Il consiglio è sempre quello di procedere con un approccio integrato (Astin, 2004), andando a unire gli aspetti più funzionali della medicina con la psicoterapia, lo yoga e la meditazione mindfulness. In questo modo sappiamo di agire attraverso un modello realmente bio-psico-sociale.

 

Bibliografia

  • Anheyer, D., Klose, P., Lauche, R., Saha, F. J. & Cramer, H. (2019). Yoga for Treating Headaches: a Systematic Review and Meta-analysis. Journal of General Internal Medicine 35(3), 846–54.
  • Astin, JA (2004). Mind-body therapies for the management of pain. Clinical Journal of Pain 20, 27-32.
  • Bussing, A., Ostermann, T., Ludtke, R. & Michalsen, A. (2012). Effects of Yoga Interventions on Pain and Pain-Associated Disability: A Meta-Analysis. The Journal of Pain 13(1), 1-9.
  • Butler, D. S. & Moseley, G. L. (2013). Explain Pain, 2nd ed. Noigroup Publications.
  • Carson, J. W., Carson, K. M., Olsen, M., Sanders, L., Westbrook, K., Keefe, F. J. & Porter, L. S. (2020). Yoga Practice Predicts Improvements in Day-to-Day Pain in Women With Metastatic Breast Cancer. Journal of Pain and Symptom Management.
  • Guzman J, Esmail R, Karjalainen K, Malmivaara A, Irvin E & Bombardier, C. (2002). Multidisciplinary bio-psycho-social rehabilitation for chronic low back pain. Cochrane Database Systematic Review.
  • Izgu, N., Metin, Z. G., Karadas, C., Ozdemir, L., Metinarikan, N. & Corapcioglu, D. (2020). Progressive muscle relaxation and mindfulness meditation on neuropathic pain, fatigue and quality of life in patients with Type 2 Diabetes: a randomized clinical trial. Journal of Nursing Scholarship 52(5), 476-487.
  • Leyshon, RT (2009). Coping with chronic pain: Current advances and practical information for clinicians. Work 33, 369-372.
  • Payne, P. & Crane-Godreau, M.A. (2013). Meditative Movement for Depression and Anxiety. Frontiers in Psychiatry 4(71).
  • Telles, S., Sharma, S. K., Gupta, R. K., Bhardwaj, A. K., & Balkrishna, A. (2016). Heart rate variability in chronic low back pain patients randomized to yoga or standard care. Alternative Medicine 16(279).
  • Turner & Arendt-Nielsen, L. (2020). Four decades later: what’s new, what’s not in our understanding of pain. The Journal of the International Association for the Study of Pain 161(9), 1943-1944.
  • Villemure, C., Ceko, M., Cotton, V. & Bushnell, M. C. (2014). Insular Cortex Mediates Increased Pain Tolerance in Yoga Practitioners.

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