Lo Hatha Yoga, nelle sue infinite varianti, rappresenta lo Yoga contemporaneo e diffuso a livello mondiale e già nella sua forma antica, come vedremo, ci fa comprendere quanta attenzione si ponga alla cura del corpo e, per estensione, della persona.
Indipendentemente dal fatto che si seguano le regole igieniche descritte successivamente, quasi mai ciò avviene oggigiorno, lo Hatha Yoga insegna a costruire uno spazio non giudicante e pregno di attenzione benevola e salutare, entro il quale prendersi cura di sé.
L’addestramento fisico è un’educazione al cambiamento che si vuole raggiungere: la fissità di alcune posture induce a un ascolto del corpo in un tempo avulso dal passato e dal futuro, un presente continuo dentro il quale sperimentare la fisicità e i pensieri che sorgono susseguentemente con lentezza, determinazione e lucidità.
L’aspetto più importante e trasformativo dell’Hatha Yoga, infatti, non è rappresentato dalle posizioni in sé ma dall’atteggiamento che coltiviamo durante la loro esecuzione: la presenza mentale e l’apertura del cuore, l’amorevolezza con cui guardiamo a noi stessi e agli sforzi compiuti. Il segreto dello Yoga risiede, infatti, nella comprensione della gradualità della pratica e della sua mutabilità in base alle condizioni fisiche e limitazioni del praticante: lasciandoci andare all’esperienza senza aspettative, torniamo in connessione con un corpo che ci appartiene maggiormente e una mente che a esso si armonizza, nella soavità e nella gioia di una complicità reciproca che sostenta, guarisce e arricchisce, sino all’affinamento.
In questo modo rendiamo il corpo di nuovo abile e torniamo ad abitarlo pienamente, recuperandone l’interezza, attimo dopo attimo, passo dopo passo, respiro dopo respiro, come sempre a partire dal punto in cui ci troviamo in questo momento (Kabat Zinn, 2005).