Il Trauma
L’esposizione a eventi traumatici come l’abuso fisico e sessuale è un fenomeno molto comune in tutte le popolazioni. L’OMS ha stimato che circa il 22.6% degli adulti è stato vittima di abusi fisici durante l’infanzia (in sostanza, 1 su 4), il 36.3% ha subìto abusi emotivi e il 16.3% è stato sottoposto a una condotta cosiddetta neglect (trascuratezza) da parte di un genitore, tutore o caregiver, senza riscontrare una differenza significativa tra maschi e femmine. Una donna su tre, a un certo punto della propria vita, è stata vittima di violenza fisica o sessuale perpetrata dal proprio partner.
Il trauma psicologico è associato a eventi in cui una persona è esposta a una minaccia improvvisa e imprevista di fronte alla quale si sperimenta senso d’impotenza.
Il trauma può assumere varie forme: le vittime di un terremoto o di un’inondazione e le prime persone che intervengono nei soccorsi, i migranti, i militari che vedono amici e civili innocenti feriti e uccisi in una zona di guerra, incidenti stradali, interventi chirurgici o dentistici, un uomo o una donna stuprati. Ci sono poi anche coloro che subiscono traumi ripetuti nel tempo, come i bambini maltrattati, o abusati verbalmente o sessualmente. Il trauma in questo caso diventa parte della vita quotidiana.
Tutte queste persone hanno una cosa in comune: il trauma ha lasciato in loro un sentimento di terrore, rabbia, vergogna e impotenza.
Durante gli eventi traumatici la persona, infatti, si sente debole, indifesa, incapace di agire di fronte a una minaccia soverchiante, sola e sopraffatta, al punto che nel suo corpo si attiva spontaneamente un complesso sistema di reazioni (stato difensivo di allerta), che consente al sopravvissuto di adattarsi al contesto pericoloso.
Si parla di trauma quando la vittima non riesce a recuperare la condizione in cui versava prima dell’evento: sebbene la minaccia non sussista più, non si esauriscono le reazioni difensive di allerta e lo stato di attivazione (arousal) non ritorna più a livelli normali. Una persona traumatizzata, quindi, non riesce a ricostituire il senso e il controllo di sé e dell’ambiente circostante né a ristabilire una connessione con il momento presente.
Quando gli eventi minacciosi sono cronici, ripetuti nel tempo e quando la fonte della minaccia è il comportamento di un’altra persona (come nel caso di abusi infantili) i sopravvissuti presentano delle “ferite” più profonde, dal momento che viene completamente minato il senso di sicurezza. Possono restare bloccati nella strada della guarigione per mesi, anni, addirittura decenni.
Effetti del Trauma sul corpo e sulla mente
Il trauma che si verifica nel contesto delle relazioni, specialmente quelle più significative, altera il sistema nervoso, la neurobiologia, il corpo, l‘esperienza di se stessi e del mondo.
I sopravvissuti ad abusi e vittimizzazione cronica manifestano alterazioni nelle seguenti funzioni:
- regolazione emotiva e controllo degli impulsi;
- memoria e attenzione;
- percezione di sé;
- relazioni con gli altri;
- sistemi di significato.
Inoltre, insorgono numerosi sintomi a livello somatico in assenza di cause mediche specifiche. Sintomi fisici spesso riportati sono:
- disturbi al sistema digerente,
- malattie autoimmuni,
- dolori cronici,
- tachicardia,
- sintomi da disfunzioni sessuali,
- difficoltà respiratorie,
- stanchezza diffusa,
- disturbi del sonno.
I meccanismi di difesa del corpo diventano cronici e producono uno stato di attivazione continua che si traduce in una condizione di costante irrigidimento muscolare e dolore cronico. Il corpo sostanzialmente mantiene il ricordo del trauma e lo rivive. In questo senso il corpo, piuttosto che essere un alleato nella strada della guarigione, diventa un nemico da temere e da cui prendere distanza, i cui messaggi spesso producono angoscia e preoccupazione.
Il Trauma Yoga
Il corpo ha un ruolo centrale nel processo di cura connesso al trattamento del trauma. Lo Yoga si è rivelato estremamente efficace nell’aiutare gli individui traumatizzati a tollerare le esperienze fisiche e sensoriali associate alla paura e al senso di disperazione e ad aumentare la loro consapevolezza emotiva e la tollerabilità delle emozioni insorgenti.
Attraverso l’attività del Trauma Yoga, il Centro studi terapie basate sul corpo dell’Istituto Beck offre una pratica Yoga sicura e accessibile per i sopravvissuti al trauma, al fine di accompagnare e sostenere il processo di guarigione.
Il Trauma Yoga si basa sugli insegnamenti del Trauma Sensitive Yoga (Emerson, 2015), sugli studi sul trauma, sul Mindfulness Yoga, sull’esperienza del Centro studi sul Trauma e sull’Abuso sessuale dell’Istituto Beck, oltre che sull’esperienza de Il Vaso di Pandora.La Speranza dopo il Trauma.
Il Trauma Yoga è una pratica che permette un’esperienza sicura, non giudicante, attraverso la quale i sopravvissuti a un trauma possono:
- coltivare la forza e la resilienza
- riconnettersi in modo protetto e sicuro con il proprio corpo
- esplorare con curiosità e consapevolezza le sensazioni secondo i propri ritmi e, di conseguenza, intraprendere delle azioni efficaci relative al proprio corpo
Il Trauma Yoga è un protocollo derivato dallo Hata Yoga che pone particolare attenzione all’esperienza corporea, favorendo la connessione mente-corpo. È una pratica aperta a tutti, semplice, dolce e graduale, i cui ritmi scorrono lenti e cadenzati sulle possibilità di ognuno. Gli esercizi proposti, da effettuare in gruppo o all’interno di una seduta individuale, insegnano a ristabilire una relazione col corpo vittima di trauma così com’è adesso: ferito, spaventato, schiacciato dal ricordo e dalla memoria che conserva e a ritrovarne poco alla volta la bellezza e l’armonia.
Riconducendo con gentilezza e in modo sicuro la consapevolezza all’esperienza interna, consentono anche agli allievi con sintomi traumatici di esplorare modalità di riconciliazione col corpo, dentro il quale si può tornare a sentirsi al sicuro. Rinnovando il senso di autostima e autoregolazione attraverso esercizi yoga finalizzati alla stabilità e al radicamento nel qui e ora corporeo, ambientale e temporale, gli allievi allestiscono uno spazio di tregua nel quale osservare la sofferenza con indulgenza e avviare un dialogo di cura e di tenerezza con se stessi.
Ogni esercizio proposto è un invito: le persone sono chiamatei a esplorare le posture, trovando infine il proprio modo di eseguirle. Così la pratica diviene una prassi garantita e protetta, libera dai pensieri giudicanti. È sempre offerta la libertà di attuare scelte, variazioni, di fermarsi o astenersi dagli esercizi: così facendo, gli allievi hanno l’opportunità di scegliere responsabilmente il grado di partecipazione e coinvolgimento da operare volta per volta, istante dopo istante.
Come quando si torna a muovere passi dopo una lunga malattia che ci ha rapiti dal mondo e ci si stupisce di sapere ancora camminare, ogni passo bello come mai in precedenza, così gli allievi potranno sancire un nuovo accordo col corpo dopo il trauma. Ritrovarsi in un clima di quiete e agendo con lentezza, oculatezza e rispetto di sé: avere cura di se stessi, riconoscendo il momento presente come l’unico da vivere, aprendosi alla naturalezza di ciò che è proprio adesso, proprio qui, così com’è.